Si legga con attenzione quanto segue:
«A fronte del superamento del prezzo massimo, una volta espletata la procedura di contestazione e ferma la facoltà di risolvere i rapporti contrattuali in essere, la compagnia petrolifera fornitrice (e proprietaria dell’impianto e del marchio) avrà altresì la facoltà, in aggiunta a quella di risoluzione contrattuale, di addebitare al Gestore una penali pari all’importo derivante dal maggior prezzo praticato (cd “over price”) moltiplicato per i litri effettivamente venduti nel periodo oggetto delle lettere di contestazione inviate dalla compagnia petrolifera (e proprietaria dell’impianto e del marchio) al Gestore ai sensi della richiamata procedura.»
Sono questi i contenuti commerciali che regolano il rapporto tra le Compagnie ed i Gestori che conducono gli impianti dei diversi marchi petroliferi: io, Compagnia, vendo a te, Gestore, con vincolo per te di acquistare esclusivamente da me, ad un prezzo superiore a quello che vendo agli impianti degli operatori indipendenti od alla grande distribuzione commerciale, e tu puoi metterlo in vendita al consumatore finale ad un prezzo che è la somma tra il valore cui te l’ho venduto ed un margine fisso che ti spetta per la gestione (mediamente tra 3,5 e 3,7 centesimi/litro), e non di più (al massimo qualche millesimo, sì millesimo, oltre il c.d. “prezzo consigliato”).
In sintesi, io Compagnia faccio il prezzo di cessione al Gestore del prodotto ed anche il prezzo finale all’automobilista.
Se tu, Gestore, lo vendi ad un prezzo più elevato di quanto sopra esposto, posso cacciarti a pedate dal mio impianto sciogliendo il contratto anche anticipatamente rispetto alla scadenza pattuita e non pago di ciò ti applico una penale per tutto l’importo in più che hai applicato.
Funziona così e sembra strano che Politici ed Istituzioni facciano finta di non saperlo.
Prima domanda: in queste condizioni è il Gestore che può speculare sui prezzi?
In questi giorni tutta la stampa si è lanciata a razzo sulla questione dell’aumento dei prezzi, come non fosse ben noto che dopo un aumento di accise pari a 0,150 (0,183 con IVA) euro/litro altro non poteva che verificarsi esattamente ciò che è avvenuto.
A ieri secondo i dati dell’Osservatorio Prezzi del Ministero (non di qualche ONG, del Ministero) i prezzi medi nazionali praticati erano i seguenti: benzina self 1,820, servito 1,960 euro/litro, gasolio self 1,878, servito 2,018 euro/litro; al 31.12.2022, sempre con dati della medesima fonte, i prezzi erano i seguenti: benzina self 1,626, servito 1,774 euro/litro, gasolio self 1,692, servito 1,839 euro/litro.
Le differenze tra “prima” e “dopo” l’aumento delle accise sono le seguenti: benzina self +0,194, servito +0,186 euro/litro, gasolio self +0,186, servito +0,179 euro/litro, ossia in media sui consumi dei due prodotti, +0,189 per il self e +0,181 per il servito.
Prendiamo l’autostrada: a ieri secondo i dati dell’Osservatorio Prezzi del Ministero i prezzi medi nazionali ivi praticati erano i seguenti: benzina self 1,912, servito 2,171 euro/litro, gasolio self 1,963, servito 2,223 euro/litro; al 31.12.2022, sempre con dati della medesima fonte, i prezzi erano i seguenti: benzina self 1,745, servito 2,010 euro/litro, gasolio self 1,803, servito 2,065 euro/litro.
Anche qui le differenze tra “prima” e “dopo” l’aumento delle accise sono le seguenti: benzina self +0,167, servito +0,161 euro/litro, gasolio self +0,160, servito +0,158 euro/litro, ossia in media sui consumi
Le accise sono aumentate – come già detto – di 0,183 (ivate), gli obblighi di miscelazione del bio di 0,005 euro/litro e, stante i problemi dell’entrata in vigore delle sanzioni di guerra, vi sono aumenti nel trasporto e reperibilità dei prodotti, il che ne fa lievitare il costo effettivo oltre alle quotazioni internazionali non già del greggio, bensì dei prodotti finiti stessi.
Seconda domanda: essendo questi i prezzi medi, dov’è la speculazione?
Sempre in questi giorni si parla assai dei prezzi del carburante sull’isola di Vulcano e su quella della Maddalena, che costituirebbero la “pistola fumante” della speculazione, o ancora di quelli in autostrada.
Sull’autostrada, per dirla una volta per tutte, i prezzi sono maggiori perché i costi per assicurare un servizio h24 sono necessariamente più elevati che in rete stradale, soprattutto a partire da quelli del personale addetto, anche se le vendite sono diminuite in alcuni anni dell’80 %, e, infine, perché i Concessionari lucrano royalties importanti su ogni litro di benzina venduto e su ogni panino consumato, circostanza non marginale che altera i prezzi dei servizi e deprime ogni competitività di questo comparto in cui chi ha avuto in concessione la rete di fatto esercita una sovranità economica extraterritoriale in quello che possiamo definire un “mercato protetto”.
Circa i prezzi delle isole – che costituiscono un’eccezione rilevante nella media dei prezzi – dovrebbe essere noto che il differenziale applicato per i prodotti non è una novità in quanto si trascina in pratica da sempre.
Che poi siano proprio questi singoli e particolari prezzi a costituire il benchmark su cui Codacons conduce il suo “studio” ed avvia le consuete 104 segnalazioni alle Procure del Belpaese la dice lunga sulla scarsa serietà di queste campagne costruite sulla fuffa e su cui tutti i media si lanciano con irrefrenabile voluttà. Peggio ancora, su cui politici con responsabilità di governo si lanciano senza approfondire (visto che hanno pure gli strumenti governativi su cui verificare i prezzi!) alcunché in una caccia alle streghe, peraltro nel posto sbagliato, cioè dai Gestori.
Terza domanda: dal momento che chi governa ha i numeri, perché asseconda complottismi dopo aver aumentato le accise e, quindi, i prezzi?
C’è persino chi si stupisce che ci siano prezzi diversi sulla rete per lo stesso bene.
Dal momento che i prezzi sono liberi (tranne che per i Gestori, viste le condizioni commerciali in cui operano), che il settore è stato più volte liberalizzato per favorire il “libero mercato” (tranne che per i Gestori, s’intende), che la rete è ormai in buona parte frammentata in moltissimi operatori, che nella distribuzione carburanti si sono annidate e si annidano – a monte del Gestore – illegalità sotto forma di truffe fiscali e commerciali – per cui sotto un prezzo particolarmente basso può annidarsi l’evasione di imposta – su cui l’attenzione delle Autorità si sono più volte focalizzate e si sono emanati numerosi provvedimenti di contrasto (eppure l’illegalità prospera ancora!), risulta difficile stupirsi dopo molti anni che vi siano “tanti” prezzi anche sensibilmente diversi per il medesimo bene carburante.
Quarta domanda: davvero chi governa (non ha importanza di quale appartenenza politica sia esponente) non conosce nulla di questo settore – cosa gravissima dovendo esprimere governance – e, quindi, tende superficialmente a schematizzare, semplificare, insomma continua a “cadere dal pero”?
Il contrasto alla presunta “speculazione” sulla parte finale della filiera si traduce in una campagna di controlli presso i distributori di carburante da parte degli Organi preposti. Ancora una volta, di nuovo in questa vicenda delle accise prima ridotte e poi ripristinate, vi sarà la corsa al controllo burocratico delle comunicazioni dei prezzi al Ministero obbligatorie per i Gestori, al controllo dei registri ed ai relativi verbali e contestazioni su quisquilie che nulla hanno a che fare con l’immaginario collettivo della “speculazione” e del “complotto”, ma che si tradurranno in sanzioni e ricorsi, e quindi in altri fastidi per coloro i quali, qualunque sia il prezzo, percepiscono 3,5 cent/litro. Si dirà che sono state effettuate “x” verifiche, che sono state trovate irregolarità per “y” su dieci impianti, ecc., ma nulla che abbia a che fare con la speculazione attuata sulla pelle dei cittadini.
Non essendoci nulla da trovare, si dirà che s’è trovato altro. Forti con i deboli, deboli con i forti.
Poi, dopo una comprensibile fase di incazzatura degli automobilisti (ma anche i Gestori sono costretti a comprare i prodotti ad un prezzo più alto con una esposizione finanziaria più ingente e con linee di credito striminzite), ci si riabituerà al nuovo andazzo delle accise, la tempesta si placherà avendo fatto il suo corso la verve giustizialista verso l’ultimo (in incolpevole per forza!) anello della catena distributiva e delle cose vere di questo settore non si parlerà più per un po’, si continuerà a far finta di non sapere come funziona e comunque avendo come sempre bastonato, in senso proprio ed anche morale, i soliti poveracci.
Quinta domanda: perché si continua a rompere, detto assai eufemisticamente, le scatole ai Gestori se non perché è la cosa non più giusta o razionale, ma semplicemente la più facile?
L’articolo SPECULAZIONE: I GESTORI (ULTIMO ANELLO DELLA CATENA) CRIMINALIZZATI proviene da FIGISC – Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti.