DOPO IL “CARTELLO”: INDIZI DI CONVERGENZA PREZZI, MA ININFLUENTI SUGLI AUMENTI

In dipendenza dell’aumento dei prezzi intervenuto nell’estate, non sono mancati prevedibili riferimenti alla questione del cartello del c.d. “prezzo medio”: tale regime – attivato dal 1° agosto per effetto del D.L. 5/2023 Trasparenza prezzi -, secondo molti media, non solo non avrebbe prodotto effetti di calmierazione dei prezzi (come, assai incautamente, il Governo aveva suggerito quale “vantaggio” del provvedimento), ma avrebbe bensì prodotto una spinta all’aumento per effetto di quella “convergenza” dei prezzi più convenienti verso la media dei prezzi, resa “trasparente” dalla sua elaborazione e pubblicazione da parte del MIMIT nonché dall’obbligo di esposizione del cartello prezzo gli impianti di distribuzione carburanti.

In relazione alla seconda delle due affermazioni (che il regime avrebbe prodotto una spinta all’aumento dei prezzi per effetto di convergenza), si deve osservare che essa non ha, almeno al momento, trovato significativo fondamento nella realtà dei fatti: alla luce dei dati esaminati in questo studio, sussistono bensì indizi di marginali processi di convergenza dei prezzi, non tali, tuttavia, da generare – in ragione della loro attuale modesta consistenza – significative spinte all’aumento dei prezzi ed all’innalzamento della media dei prezzi.

Sono stati elaborati tre distinti periodi di osservazione, di cui il primo per giornate antecedenti l’entrata in vigore dell’obbligo di esposizione del cartello del “prezzo medio” (su base regionale per la rete stradale, su base nazionale per la rete autostradale) e gli altri due per giornate seguenti alla data del 1° agosto 2023 (data di entrata in vigore del D.L. 5/2023 Trasparenza prezzi).

I periodi di osservazione sono così articolati:

  • primo periodo di osservazione: numero 35 giornate distribuite tra gennaio (29, 30 e 31), febbraio (1, 2, 5, 6, 12, 13, 14, 15, 16, 19, 20, 21, 22, 23, 26, 27 e 28) e marzo (1, 2, 5, 6, 7, 8, 9, 12, 13, 14, 15, 16, 19, 20 e 21) 2023, anteriori all’entrata in vigore dell’obbligo di esposizione del cartello del “prezzo medio”;
  • secondo periodo di osservazione: numero 24 giornate dal 3 al 26 agosto 2023, successive all’entrata in vigore dell’obbligo di esposizione del cartello del “prezzo medio”;
  • terzo periodo di osservazione: numero 17 giornate distribuite tra agosto (dal 27 al 31) e settembre (dal 2 al 13).

L’elaborazione statistica dettagliata è stata sviluppata sulla media dei prezzi tra tutte le giornate dei tre periodi di osservazione (singoli prezzi di ogni giornata diviso il numero di giornate, di cui, pertanto, il singolo valore è la media aritmetica arrotondata al terzo decimale).

Sia le medie delle singole giornate di ogni periodo di osservazione che le medie riepilogative di ogni periodo sono MEDIE NAZIONALI dei prezzi.

I prezzi rilevati assommano a 3.014.444, distinti tra 1.508.949 per la benzina e 1.505.495 per il gasolio; per il primo periodo di osservazione sono stati rilevati in tutto 1.384.768 prezzi, di cui 693.700 per la benzina e 691.068 per il gasolio; per il secondo periodo di osservazione i prezzi totali sono 954.244, distinti in 477.361 per la benzina e 476.883 per il gasolio; infine, per il terzo periodo di osservazione sono stati rilevati 675.432 prezzi in totale, di cui 337.888 per la benzina e 377.544 per il gasolio.

Dall’accurato esame svolto, conclusivamente, si può ragionevolmente sostenere, allo stato obiettivo ed attuale del monitoraggio, che:

  • i prezzi delle code (ossia quelli superiori e quelli inferiori all’area definita dalle “forbici di prezzo” rispetto alla media aritmetica) tendono INDIZIARIAMENTE a convergere marginalmente verso il centro, ossia nell’area di “forbice”;
  • tale convergenza appare tuttavia contenuta in un range compreso tra il 2,0 % e il 2,5 % di tutti i prezzi della media giornaliera a seconda dei prodotti (la quota più alta tra le due è quella del gasolio);
  • tale convergenza è alimentata, quasi equamente, sia dalle code di prezzi superiori al limite alto delle “forbici”, sia dalle code di prezzi inferiori al limite basso delle “forbici” (tra 1,6 e 1,7 %), almeno per la forbice £+0,050/£-0,050 €/lt.;
  • in altre parole, sia i prezzi più alti che quelli più bassi tendono, quasi in egual misura (numero dei prezzi), alla classe intermedia della “forbice” sulla media esatta di £+0,050/£-0,050 €/lt.;
  • con il restringimento progressivo delle “forbici” (da £+0,040/£-0,040 a £+0,020/£-0,020 €/lt.) frena l’apporto verso la media dalle code di prezzi più alti per un effetto di attrito all’abbassamento del prezzo; mentre l’apporto verso la media dalle code di prezzi più bassi diverge a seconda del prodotto: inversamente proporzionale per il gasolio, direttamente proporzionale per la benzina (in altri termini, più si restringe la forbice più aumenta la convergenza nel primo caso, più si restringe la forbice più si riduce la convergenza nel secondo caso).

Per quanto si è analizzato nei Capitoli che seguono, non siamo, pertanto, finora in presenza di processi di convergenza da riguardare quote di prezzi rilevanti e tali da innalzare significativamente le medie (servirebbe coinvolgere circa il 50 % dei prezzi), bensì ancora marginali (2,0-2,5 % dei prezzi), e pare azzardato sostenere che l’aumento dei prezzi sia GIÀ addebitabile in piccola o grande parte ad una convergenza dei prezzi STESSI A CAUSA DELLA “TRASPARENZA” DEL PREZZO MEDIO, CHE RIMANE COMUNQUE UN ELEMENTO INUTILE PER IL CONSUMATORE E PENALIZZANTE PER GLI OPERATORI.

In relazione alla prima delle due affermazioni (che il regime avrebbe prodotto una calmierazione dei prezzi), si deve osservare che essa non ha trovato (né poteva trovarlo) fondamento nella realtà dei fatti: a meno di non semplificare pesantemente il problema prezzi al punto di ridurlo ad una questione di speculazione spicciola (come del resto già accaduto agli albori della vicenda “cartello”) a determinare i prezzi finali reali – e, di concerto, le medie “astratte” – sono il fattore esogeno dei fondamentali internazionali del mercato (quotazioni del greggio, ma ancor di più, dei prodotti raffinati) e quello endogeno della fiscalità nazionale.

A determinare l’aumento dei prezzi, dal 1° luglio al 18 settembre 2023, sono state le dinamiche dei fondamentali di mercato: le quotazioni Platt’s CIF Mediterraneo ivate della benzina hanno guadagnato +0,205 €/litro, mentre il prezzo industriale (ossia il prezzo alla pompa al netto dell’accisa ivata) è cresciuto di +0,159 €/litro (quindi con un differenziale negativo, ossia il prezzo industriale è cresciuto MENO del Platt’s); per il gasolio, le quotazioni Platt’s CIF Mediterraneo ivate hanno guadagnato +0,314 €/litro mentre il prezzo industriale (ossia il prezzo alla pompa al netto dell’accisa ivata) è cresciuto di +0,254 €/litro (con un differenziale negativo, ossia il prezzo industriale è cresciuto MENO del Platt’s anche in questo caso).

 

 

 

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