Su indicazione dei Ministri della Transizione Ecologica e dell’Economia e delle Finanze, è convocato per mercoledì 1 giugno p.v., alle ore 12.00, un “tavolo tecnico” di settore nell’ambito del quale Istituzioni e operatori della filiera (Unem, Assopetroli, Faib Confesercenti, Fegica e Figisc Confcommercio) possano confrontarsi su un percorso di riconversione industriale e rappresentare le criticità emerse nei settori del commercio di carburanti e dei servizi per l’efficienza energetica.
E’ il comunicato con cui il Ministero della Transizione Ecologica annuncia la convocazione del tavolo di filiera.
“Apprezziamo l’iniziativa del Ministro Cingolani ma non possiamo non annotare il grande ritardo con cui ciò avviene – dice il Presidente di Faib Giuseppe Sperduto – il tempo non è una variabile indipendente e ormai siamo sempre più vicini alla scadenza della legislatura mentre i problemi, enormi, si sono accumulati in un groviglio difficile da dipanare. I benzinai sono strozzati dagli aumenti: aumenta l’esposizione per l’acquisto dei prodotti; si riducono le vendite; sono aumentati i costi di gestione, nel primo trimestre 2022, sullo stesso periodo del 2021, si è registrato un aumento del 70,3% di energia elettrica e del 105,5% del gas. I costi cumulati di energia elettrica, rispetto al 2019, sono cresciuti del 240%. Sui carburanti, nonostante il Governo abbia tagliato le accise di 25 centesimi, per alcune modalità si continua a ballare sui 2 euro litri. In un anno – continua Sperduto – i benzinai, per effetto degli aumenti, hanno perso oltre il 30% del loro esiguo margine fisso passando dal 3 al 2% ogni litro. Poco meno di 3 centesimi lordi al litro, impensabile far pareggiare i conti e perseguire un minimo di sostenibilità. Forse l’ unica categoria al mondo che quando aumenta il prezzo di vendita ci rimette. Adesso abbiamo dovuto anche anticipare il taglio delle accise, rimettendoci la differenza con quanto avevamo pagato con l’accisa assolta, mediamente intorno ai 3-5 mila euro a testa. Siamo alla dirittura finale. Un settore alla deriva, senza una bussola sul futuro della rete, in preda al lavoro nero, praticato su oltre la metà degli impianti di distribuzione, con grande danno per il settore e per le casse dello Stato, con il 30% di evasione fiscale. La cosa grave è che nessuno del livello politico se ne renda conto, in un settore strategico per la mobilità dei cittadini e delle merci, si va verso l’anarchia, si abbandonano i presidi di legalità, si lasciano al degrado gli asset del settore invece di valorizzarli come centri del passaggio della transizione ecologica… oggi è necessario – inderogabile – rimettere mano al comparto, rendere obbligatorio e sanzionabile l’evasione contrattuale, finalizzare a profili professionali la gestione degli impianti, rivedere la contrattazione e rinegoziare i margini con l’industria petrolifera, ammortizzare gli effetti del rincaro dei costi di gestione. L’apertura di un Tavolo tecnico (di crisi) del settore, che Faib chiede da un anno e mezzo, per mettere mano ad una riforma della rete, oggi trova spazio e senso solo se finalizzato ad interventi di urgenza. Fuori da questa prospettiva – conclude Sperduto – il settore è destinato ad una ristrutturazione selvaggia, affidata all’illegalità nelle sue varie e molteplici composizioni.”