PREZZI CRESCIUTI MENO DELLE ACCISE: DATI DEL MINISTERO

A certificarlo non è una qualche ONG, bensì il Ministero nella sua rilevazione del “Prezzo Italia” settimanale: nella media dei prezzi dal 1° gennaio all’8 gennaio, la benzina è aumentata rispetto alla precedente rilevazione (con 0,150, 0183 con IVA euro/litro, di accisa in più) di 0,168 euro/litro per la benzina e di 0,160 euro/litro per il gasolio, ossia in misura minore dell’aumento dell’accisa ivata.

Anche il gpl è aumentato (+0,026 euro/litro) in misura minore all’accisa ivata che è cresciuta nel frattempo di 0,034 euro/litro.

Ricordando a chi non lo sapesse che non esiste il prezzo “unico” (la liberalizzazione dei prezzi dei carburanti risale al 1994 e quella della rete dal 2000, a meno che non si abbia il coraggio, con tutte le incognite del caso e del diritto, di tornare al “prezzo amministrato”) e che pertanto si tratta di un “libero mercato” (che, per inciso, non sono stati i Gestori a chiedere), ci si domanda ancora dove c’è speculazione.

Ricordando ancora che fu l’Antitrust nel 2007 a esigere prezzi differenziati e non “cartellonati”, che la rete è stata aperta a chiunque e che è stato cassato l’istituto della concessione (non a caso l’illegalità – quella vera e non quella delle mancate comunicazioni dei prezzi all’Osservatorio del Ministero – si è progressivamente insediata nel settore), tanto che esistono oggi tanti prezzi quanti impianti, in cui circa metà dei punti vendita ha prezzi più alti della media e metà prezzi più bassi, grosso modo compresi tra 10 cent in più od in meno della media stessa.

Si ripete, non sono stati i Gestori a volere questo stato di cose, che li ha messi nelle condizioni di non poter competere con chi può contare su condizioni di acquisto dei prodotti più vantaggiosa (e spesso in elusione delle imposte).

Ma la vulgata della speculazione sta mettendo in campo gli Organi di controllo dello Stato proprio contro la categoria (i Gestori) che non può, per i vincoli commerciali e contrattuali, attuare la “speculazione”, neppure quella dei poveracci per non parlare di quella illegalità che alligna ancora nel settore.

Se per caso vi fosse qualcuno che non era d’accordo a ripristinare le accise piene e temesse oggi i comprensibili contraccolpi della irritazione della gente rispetto a questo rincaro, eviti almeno di trascinare nel pantano, per imbarazzo, ovvero per mere manovre strumentali di ragion politica, o per quel che è, una categoria che deve vivere, pagare costi, stipendi, tasse e previdenza con 3,5 centesimi al litro.

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