“PREZZI MEDI”: CURIOSITÀ PER ADDETTI AI LAVORI, UTILITÀ QUASI ZERO PER CONSUMATORI

Mancano ormai pochi giorni – salvo diversi orientamenti della Magistratura Amministrativa, che in data 26 luglio dovrà pronunciarsi sulla richiesta di sospensiva del D.M. MIMIT 31.03.2023 presentata con ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio (N. 09552/2023) – all’entrata in vigore dell’obbligo di esposizione presso i punti vendita carburanti del “cartello” dei prezzi medi regionali, prevista a partire dal 1° agosto 2023.

Sul tema, l’AGCM, Autorità garante della concorrenza e del mercato, sia nella Audizione presso la X^ Commissione della Camera dei deputati del 27 gennaio 2023, sia nelle conclusioni dell’indagine conoscitiva avviata il 24 gennaio 2023 IC 54 (“I prezzi dei carburanti per autotrazione: dinamiche concorrenziali dall’estrazione alla distribuzione”) appena pubblicate, ha sviluppato alcune considerazioni salienti che di seguito si riportano integralmente:

«un impianto di distribuzione di carburanti risulta effettivamente in concorrenza soltanto con gli impianti situati a pochi chilometri di distanza (o, alternativamente, raggiungibili in un tempo di percorrenza limitato), in quanto soltanto gli impianti più vicini possono costituire una concreta alternativa per il consumatore che necessita di rifornire la propria vettura. La dimensione regionale risulta, in altri termini, di gran lunga eccedente l’insieme dei distributori di carburanti che effettivamente potrebbero risultare, per i consumatori, alternativi a un dato impianto. Potrebbe pertanto facilmente verificarsi che, per motivi collegati ai costi e alla logistica, alla densità di distributori, nonché al livello della domanda, il prezzo in una determinata sottozona sia diverso da quello medio regionale, che quindi costituirebbe, in questo senso, un indicatore non rappresentativo della situazione locale e, come tale, poco utile al consumatore» [Audizione del 27.01.2023]

«la propensione ad attività di “market search” è lievemente divergente per i consumi sulla rete stradale e autostradale, presumibilmente in ragione del diverso framework, già sopra accennato, in cui si effettuano le decisioni sul rifornimento in autostrada: infatti, il 56,3% del campione ha dichiarato di informarsi abitualmente per confrontare i prezzi di vendita prima di scegliere la stazione di rifornimento sulla rete stradale, percentuale che scende al 45,8% sulla rete autostradale. Quanto alle modalità concrete di confronto, l’osservazione diretta dei cartelli esposti è la pratica più diffusa tra i consumatori intervistati (rispettivamente l’83,8% e l’82,4% per rete stradale e autostradale vi ricorre spesso o molto spesso). Percentuali significative di consumatori, peraltro, ricorrono “spesso o molto spesso” ad app/siti specializzati (40,3% su rete stradale e 51,5% su rete autostradale) e all’apposito sito “Osservaprezzi previsto dalla legge e gestito dal MIMIT (20,6% e 31,7%).» [Conclusioni Indagine conoscitiva IC 54]

«la diffusione presso i distributori di un prezzo medio non solo non contiene alcun valore informativo aggiuntivo per i consumatori, data la scarsa rappresentatività di tale dato dell’effettivo contesto competitivo locale» [Conclusioni Indagine conoscitiva IC 54]

«l’obbligatoria indicazione presso gli impianti di distribuzione del prezzo medio rispetto ad ampie aree geografiche – regionale per la rete ordinaria, nazionale per quella autostradale – non sembra poter garantire alcuna sostanziale utilità per i consumatori, visto il già citato ambito locale di scelta dell’impianto di rifornimento. Anzi, come già evidenziato dall’Autorità in sede di audizione parlamentare, non si può escludere che la diffusione di tali informazioni possa determinare effetti negativi, facilitando la convergenza degli operatori su politiche di prezzo sostanzialmente allineate intorno a un comune indicatore di riferimento.» [Conclusioni Indagine conoscitiva IC 54]

«Gli interventi volti a garantire la correttezza delle informazioni rese al pubblico e una loro maggiore fruibilità rispetto all’effettivo ambito di scelta vanno nella direzione di aumentare la trasparenza a effettivo beneficio dei consumatori. Strumenti come l’app di recente prevista dal d.l. n. 5/2023, così come convertito in l. n. 23/23, e conseguente D.M. 31 marzo 2023, sono pertanto da salutare con favore, in particolare qualora consentano all’utente di impostare una ricerca sulla base di propri criteri di scelta.» [Conclusioni Indagine conoscitiva IC 54]

Le considerazioni svolte da Antitrust sostengono, in sostanza che il consumatore effettua le proprie scelte su una dimensione territoriale di prossimità, è attento alla convenienza del prezzo, con una significativa quota di utilizzazione degli strumenti informatici sui prezzi, e che un’informazione che non appare mirata alla dimensione territoriale, generica ed astratta – quale il “prezzo medio regionale” – non apporta nulla di aggiuntivo od utile al consumatore, sviluppando, per contro, qualche “effetto indesiderato.

A sua volta, la rete distributiva ed il mercato offrono un’amplissima varietà di prezzi, circostanza il cui valore, però, per il consumatore è del tutto trascurabile, in quanto questo livello di concorrenza ha per lui un’importanza circoscritta all’ambito strettamente funzionale alle proprie esigenze di rifornimento ed al proprio areale di mobilità.

Proprio questa varietà – declinata a tutti i livelli – rende oggettivamente ridondante e superfluo qualunque riferimento ad un qualsiasi “prezzo medio”: altro non è per il consumatore che un numero banale dal punto di vista statistico, del tutto astratto ed estraneo alle proprie esigenze, non costituisce alcun bechmark di riferimento, né costituisce un indicatore per “trattare” il prezzo presso gli impianti della rete ovvero, ancora, per esercitare la fruizione di un supposto “diritto al prezzo medio.

Pur tuttavia, nonostante la sua palese indifferenza per il consumatore, il “prezzo medio” è assurto allo status di feticcio dotato persino di virtù antispeculative – tanto che autorevoli esponenti di governo sostengono che esso, e non le dinamiche ribassiste dei fondamentali di mercato internazionali del greggio e dei prodotti raffinati, ha avuto l’effetto di far calare i prezzi dei carburanti (ancor prima di entrare in vigore!?) – e sta per entrare a regime, con tutto il suo corollario di obblighi, controlli e sanzioni.

Il valore oggettivo del “prezzo medio”, a qualunque livello sia espresso, non ha interesse neppure per chi ci ha costruito sopra una norma, in quanto ormai rimane un aspetto residuale affidato alle cure degli Organi di controllo, ovvero tutt’al più da utilizzarsi per ragioni puramente mediatiche.

In via residuale, infine, il “prezzo medio” dovrebbe rimanere un mero ambito di indagine statistica per gli appassionati di TALE ARGOMENTO la qual INDAGINE, TUTTAVIA, HA IL MERITO DI METTERE IN LUCE – PROPRIO IN FUNZIONE DELLA GRANDE DIVERSITÀ E VARIABILITÀ PRESSO TUTTI I LIVELLI VERTICALI ED ORIZZONTALI DEL TERRITORIO – CHE IL “PREZZO MEDIO” NON RAPPRESENTA NULLA DI PRATICAMENTE UTILE.

Nel presente studio si riprende, LIMITATAMENTE AI PRODOTTI BENZINA E GASOLIO E NON TRATTANDO IL GPL, e si estende ad un campione temporale più ampio e scendendo ad un livello territoriale più limitato (regioni e province), MA NON PRENDENDO IN ESAME LA RETE AUTOSTRADALE, la tematica dei “quali e quanti prezzi già affrontata da FIGISC ANISA CONFCOMMERCIO nel mese di gennaio (cfr. “A proposito di prezzi medi. Quanti sono i prezzi e quanto è il prezzo?” del 29 gennaio 2023), e pertanto si articola in una serie di analisi:

  • analisi campionaria a livello nazionale;
  • analisi campionaria a livello regionale;
  • analisi campionaria a livello provinciale.

Premettendo che – anche in considerazione dell’arco temporale in cui sono state effettuate le osservazioni per lo studio – non sono i prezzi nel loro valore corrente ad assumere rilevanza (essi possono variare a seconda della data di rilevazione), ma bensì le classi statistiche e di relazione tra i prezzi, rimettendo a ciascuna sezione la trattazione analitica, le osservazioni sintetiche che si possono fare sono le seguenti:

  • a livello nazionale, si intende analizzare quanti sono i prezzi, come sono distribuiti e quali le differenze tra essi
  1. è stata analizzata una quantità di dati pari ad oltre 2,4 milioni di prezzi, corrispondenti ad altrettante comunicazioni dei punti vendita;
  2. i prezzi diversi sono molti: in un solo giorno medio per la benzina (sommando le due modalità di servizio) ben 963, per il gasolio ben 994,
  3. tale varietà ha diffusione generale sul territorio e non registrabile in valori disomogenei tra l’una o l’altra regione o provincia, è fondata dalla libera determinazione dei prezzi, dalla presenza della concorrenza e di ampia differenziazione della struttura della rete tra punti vendita delle filiere petrolifere integrate e punti vendita di operatori indipendenti;
  4. in modalità “self”, rispetto al “prezzo medio nazionale” circa l’83,70 % per la benzina e il 79,66 % per il gasolio degli impianti pratica un prezzo che si colloca fra +0,030 e -0,030 euro/litro (ossia in tutto una forbice di 0,060 euro/litro), in quanto i prezzi in tale modalità sono pressoché allineati tra la rete delle major petrolifere e quella degli operatori indipendenti e delle “pompe bianche”;
  5. in modalità “servito” – anche se tale modalità non viene considerata per il calcolo del “prezzo medio” dettato dalla normativa – rispetto al “prezzo medio nazionale” circa il 46,98 % per la benzina e il 49,14 % per il gasolio degli impianti – ossia meno del 50 % sul totale, mentre più del 50 % del totale  rappresenta la somma delle “code” con prezzi più alti o più bassi dei limiti indicati – pratica un prezzo che si colloca fra +0,050 e -0,050 euro/litro (ossia in tutto una forbice di 0,100 euro/litro), in quanto i prezzi in tale modalità presentano un netto disallineamento dei differenziali servito vs/ self delle  major petrolifere rispetto ai differenziali degli operatori indipendenti e delle “pompe bianche”;
  6. dividendo il totale dei prezzi per il numero dei prezzi diversi, in modalità self, per ogni prezzo diverso si possono associare da 50,55 a 50,70 punti vendita, mentre per la modalità servito tali valori scendono tra 23,94 e 25,48.
  • a livello regionale, si intende analizzare quanto coincidono/divergono i prezzi medi regionali con i prezzi medi nazionali, ma anche tra regione e regione 
  1. intanto la determinazione dell’area del prezzo – quella del prezzo medio “regionale” -, presenta fortissime asimmetrie quantitative (si pensi ai parametri territoriali – popolazione, superficie e densità), ma anche una astratta divisione che non tiene in conto la mobilità ordinariamente osmotica nelle aree contigue e condivise tra le regioni, con logiche e vettori di movimento che poco hanno da spartire con limiti amministrativi e giurisdizionali
  2. i prezzi medi regionali sono anch’essi molti (pur tenendo conto che non andiamo oltre ventuno variabili);
  3. per l’analisi delle concordanze/discordanze tra prezzi medi nazionali e prezzi medi regionali, risulta che per un totale di 1.260 osservazioni, si notano 18 coincidenze tra prezzo medio regionale e prezzo medio nazionale (l’1,43 % del totale!) contro 1.242 discordanze;
  4. per l’analisi delle concordanze/discordanze tra le regioni dei prezzi medi regionali, risulta che per un totale di 1.260 osservazioni, si notano 166 coincidenze tra prezzo medio regionale (di una qualsiasi delle regioni e province autonome) e prezzo medio regionale delle altre regioni e province autonome (il 13,17 % del totale) contro 1.094 discordanze (l’86,83 %);
  5. la probabilità di avere prezzi medi regionali uguali tra essi nelle diciannove regioni e due province autonome è di circa 2,77 casi/giornata su 21 osservazioni;
  6. la probabilità di avere prezzi medi regionali nelle diciannove regioni e due province autonome uguali a quelli medi nazionali è di circa 0,35 casi/giornata su 21.
  • a livello provinciale, si intende analizzare quanto coincidono/divergono i prezzi medi provinciali con i prezzi medi regionali, ma altresì tra provincia e provincia  
  1. nel campione analizzato, il confronto TRA PREZZI MEDI PROVINCIALI E PREZZI MEDI REGIONALI evidenzia che: per la modalità self, tra il 4,29 ed il 5,06 % sono i casi in cui il prezzo medio provinciale coincide con quello regionale, contro un range tra il 94,04 ed il 95,71 % di casi in cui il prezzo medio provinciale è diverso da quello regionale; per la modalità servito, tra l’1,86 ed il 2,18 % sono i casi in cui il prezzo medio provinciale coincide con quello regionale, contro un range tra il 97,82 ed il 98,14 % pari al 97,82 % di casi in cui il prezzo medio provinciale è diverso da quello regionale.
  2. sempre nel medesimo campione, il confronto TRA PREZZI MEDI PROVINCIALI E ALTRI PREZZI MEDI PROVINCIALI mette in luce che per la modalità self, tra il 46,92 e il 51,53 % il prezzo medio provinciale di una qualsiasi provincia coincide con il prezzo medio provinciale di una o più altre province diverse, contro una forbice tra il 48,47 ed il 53,08 % in cui il prezzo medio provinciale di una qualsiasi provincia è diverso da quello medio provinciale di una o più altre province diverse; per la modalità servito, tra il 32,27 e il 34,21 %, il prezzo medio provinciale di una qualsiasi provincia coincide con il prezzo medio provinciale di una o più altre province diverse, contro una forbice tra il 65,79 ed il 67,73 % in cui il prezzo medio provinciale di una qualsiasi provincia è diverso da quello medio provinciale di una o più altre province diverse.

CONCLUDENDO, SE NON FOSSE PER IL MECCANISMO MESSO IN MOTO CON UNA NORMA CHE COSTITUISCE UN AGGRAVIO DI OBBLIGHI E L’ESPOSIZIONE A DISPENDIOSI CONTROLLI ED ECCESSIVE SANZIONI, LA QUESTIONE DEL “PREZZO MEDIO”  RESTEREBBE UNA CURIOSITÀ PER ADDETTI AI LAVORI CON UTILITÀ PROSSIMA A ZERO PER I CONSUMATORI. 

 

 

 

 

 

L’articolo “PREZZI MEDI”: CURIOSITÀ PER ADDETTI AI LAVORI, UTILITÀ QUASI ZERO PER CONSUMATORI proviene da FIGISC – Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti.

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